Ipnosi

L’ipnosi è una forma di terapia. Lo stesso termine viene usato per descrivere uno stato modificato di coscienza diverso dal sonno. L’ipnosi è utilizzata in psicoterapia…

Ipnosi Ericksoniaia 

L’ipnosi è una forma di terapia.

Lo stesso termine viene usato per descrivere uno stato modificato di coscienza diverso dal sonno. 

Tale stato avviene naturalmente ogni 90-120 minuti circa durante tutto l’arco della giornata. 

L’ipnosi è utilizzata in psicoterapia nel caso di: ansia, depressione, fobie, ossessioni, disturbi della sfera sessuale (disfunzioni erettili, vaginismo), dismorfofobia, disturbi dell’alimentazione, disturbi del sonno. 

Tramite le tecniche ipnotiche si facilita il  raggiungimento di  obiettivi quali: miglioramento dell’autostima, aumento della concentrazione, miglioramento della performance, riduzione  di abitudini dannose, riduzione dei livelli di stress. 

Nell’ambito della riduzione dello stress, dell’ansia, nell’ incremento della performance psico-fisica e della concentrazione (sia sportiva che lavorativa) spiccano i contributi della psicologia del lavoro e della psicologia dello sport.

Viene utilizzata per la riduzione del dolore nei pazienti cronici, durante il parto e in campo odontoiatrico. 

L’immaginazione è l’effetto della condizione ipnotica.
Viene impiegata la capacità della mente di associare liberamente immagini di fatti, cose, situazioni, persone.

Le tecniche ipnotiche si avvalgono dei comportamenti naturali nella situazione in atto al fine di concentrare l’attenzione verso l’interno di sè  e favorire le attività mentali tipiche della trance.
Con Erickson l’approccio diviene parte di una conversazione apparentemente casuale, che evoca le naturali zone d’interesse proprie della persona.
Le suggestioni indirette e i cenni minimi della comunicazione non verbale sono la base delle capacità terapeutica.

In questo modo, “la persona ipnotizzata rimane la medesima persona. Soltanto il suo comportamento viene alterato dallo stato di trance, ma anche così il comportamento alterato deriva dall’esperienza di vita del paziente e non dal terapeuta.(…) L’ipnosi non altera la persona, non altera la sua esperienza di vita passata. Serve a permetterle di imparare di più su se stessa e ad esprimersi più adeguatamente.” (Milton Erckson)

L’approccio Ericksoniano, a differenza di altri approcci terapeutici, lavora sempre con l’ipnosi anche quando la terapia è apparentemente non ipnotica. 

Alcuni pincipi base sono:

Non è necessario rendere cosciente l’inconscio.

Utilizzare in modo creativo ciò che già esiste nella persona, creare nuove connessioni e nuovi isomorfismi 

Non necessariamente la suggestione deve essere diretta
Iniziare da poco e da vicino e creare un campo affermativo positivo
L’approccio naturale è sempre il migliore
Creare un effetto pratico e comportamentale nella vita della persona

Superare le limitazioni apprese attraverso la ristrutturazione
Utilizzare la dissociazione 

Erickson utilizzava la comune trance quotidiana e impartiva le suggestioni quando il soggetto aveva già avviato uno stato naturale di trance (approccio naturalistico). 

Caratteristica della trance quotidiana è il predominio dell’emisfero destro e l’attivazione del parasimpatico. L’ipnosi utilizza e intensifica questo fenomeno naturale a fini terapeutici. 

“In quei momenti le persone … tendono a fissare lo sguardo – verso destra o verso sinista, a seconda dell’emisfero cerebrale dominante – e ad assumere quell’aspetto ‘assente’ o ‘vuoto’. Possono chiudere effettivamente gli occhi, immobilizzare il corpo (una forma di catalessi), reprimere certi riflessi (come inghiottire, respirare, ecc.) e sembrano momentaneamente dimentiche di tutto ciò che le circonda, sino a quando non abbiano completato la loro ricerca interiore a livello inconscio di nuove idee, risposte e schemi di riferimento che ristabiliranno il loro orientamento generale verso la realtà.” (Milton H. Erickson, Opere, Vol. I, Astrolabio, p. 513) 

Nella prima fase ipnotica si verifica un primo cambiamento dello stato di coscienza. Si possono riscontrare sull”EEG un’accentuata presenza di onde alfa tipiche degli stati di rilassamento e  distacco dalla realtà esterna. 

Ciò comporta una rallentamento di attività quali il respiro e le pulsazioni cardiache.

Successivamente si manifesta un predominio di onde  più lente (onde theta) che caratterizzano la trance vera e propria. Le onde theta si manifestano naturalmente nel periodo che precede il sogno (fase ipnagogica). Questo stato viene mantenuto per tutta la seduta terapeutica. 

Durante questo passaggio la persona vive la destrutturazione del suo stato di coscienza, può avvertire delle sensazioni di spersonalizzazione o irrealtà. Lo schema del corpo può alterarsi diventando evanescente e spesso si presentano fantasie e immagini fugaci. Il soggetto fatica nel seguire il senso delle parole del terapeuta pur avvertendo un forte legame. 

Nel momento in cui  il terapista riconosce i segnali fisiologici della trance, inizia ad interagire  utilizzando  un linguaggio metaforico-allegorico proprio dell’emisfero destro. Questo emisfero  è dominante durante tutto il corso della  seduta. 

Si possono creare delle “realtà ipnotiche” attraverso le quali la persona, attingendo alle  risorse profonde e agli apprendimenti delle esperienze nella vita, sia in grado di sperimentare nuovi vissuti e sviluppare nuove associazioni. 

Nell’ipnosi si tratta di depotenziare le strutture coscienti e orientare il sistema di pensiero verso i processi interni per modificare le mappe cognitive. Perché ciò possa avvenire è necessario un buon “rapport”. Il “rapport” non è empatia, ma co-creazione di una realtà condivisa a partire da una cornice metacomunicativa. Si tratta di costruire  una realtà in cui il soggetto risulti “complementare” rispetto al terapeuta. Vengono attivate risposte involontarie a partire da ingiunzioni paradossali: “Fà come ti dico e al contempo comportati spontaneamente”. Ciò non lascia altra scelta che comportarsi come se non fossimo noi a farlo determinando quel particolare stato dissociativo chiamato trance. 

La trance è un evento relazionale che permette l’ emergere di alcuni fenomeni nella coppia persona-terapeuta: 

  • Relazione esclusiva e selettiva
  • Sincronismo
  • Aumentata responsività reciproca
  • Focalizzazione e assorbimento reciproco
  • Sensibilità mutuale sia del terapeuta che del soggetto ai minimal cues dell’altro
  • Prevalenza di attività inconsce congiunte
  • Riduzione bilaterale della consapevolezza periferica
  • Tendenza a sviluppare idee e significati comuni

L’ipnosi clinica è uno strumento terapeutico non obbligatoriamente abbinato ad uno specifico orientamento teorico, molti operatori utilizzano il termine “ipnoterapia” per descrivere quello che fanno, ma questa definizione si riferisce soltanto all’utilizzo dell’ipnosi e della suggestione in senso generico e non spiega in maniera precisa ciò che il terapeuta fa con i propri pazienti (Yapko, 2011).

Negli ultimi anni l’affermarsi in psicoterapia degli approcci cosiddetti “evidence-based” (trattamenti supportati empiricamente) ha permesso all’ipnosi di ottenere una validazione empirica della sua efficacia. 

In situazioni specifiche, l’ipnosi è in grado, attraverso modalità inaccessibili ad altri approcci, di favorire condizioni generali che permettono il cambiamento terapeutico anche attraverso procedure altrimenti non praticabili (Valerio, Mammini, 2009).

L’evidenza dell’ efficacia è reale e aumenta sempre di più, l’ipnosi clinica mostra diverse sfaccettature e ciascuna di queste rimanda ad una dimensione diversa del fenomeno. Attualmente l’orientamento della pratica clinica accentua l’aspetto empirico e ai clinici di ogni settore viene richiesto di spiegare e giustificare l’utilizzo dei propri metodi attraverso la presentazione di dati oggettivi che garantiscono la validità degli interventi. 

Per verificare se e in che modo l’ipnosi contribuisce agli effetti positivi del trattamento, sono state effettuate ricerche empiriche a disposizione della comunità scientifica.

L’ipnosi moderna può essere impiegata sia come strumento terapeutico all’interno di altri modelli di psicoterapia, sia come intervento terapico “di per sé”. 

“In generale tuttavia si può affermare con certezza che l’ipnosi in realtà contribuisce a migliorare i risultati della terapia” (Yapko, 2011)