Il disagio psicologico ? Non è un tabù.

Il disagio psicologico non è un tabù.

Il disagio psicologico nell’arco della vita, può esistere, perchè sottovalutarlo?

Perchè vergognarsi di chiedere aiuto?

Esiste ancora una visione provinciale e arretrata delle scienze psicologiche, sia da parte della società che delle Istituzioni.

Visione sempre più distante da un sentire comune che vede, invece, sempre più chiaro, anche se spesso non ben compreso, il rapporto stretto che esiste tra sfera psicologica/capacità di gestire i diversi aspetti della vita/salute.

Chiunque si occupi di salute, a vario titolo, ma anche di “vita sociale” dovrebbe tener conto del ruolo della psiche in tutti i processi biologici, e l’importanza di inserire questo ambito scientifico nel potenziamento sia della salute individuale che pubblica, contando su professionisti seri e formati, in quanto il ruolo dei fattori psicologici in ogni aspetto e processo di cura, è vasto e profondo.

Ognuno di noi è, di fatto, ciò che c’è nella sua psiche. E’ imprescindibile.

Ed è la dimensione psicologica a renderci tristi o felici. Volente o nolente, è così.

Ciò che tutti abbiamo vissuto, in questo ultimo anno, anche se in diversa maniera, è stata la paura, la difficoltà nello stare isolati, lontani dal mondo abituale, segregati, oppure la solitudine di chi è stato ( ed è) ricoverato in ospedale per Covid, lontano dai propri cari,  le persone contagiate in isolamento, ed il milione di sopravvissuti alla malattia, non ultimo i familiari delle migliaia di deceduti.

Tutte queste persone, che indubbiamente sentono un disagio profondo,  a chi dovrebbero rivolgersi?

Accumulare stress, dolore, ansia, fa male.

Gli effetti psicologici della quarantena da contagio del Coronavirus hanno modificato il nostro modo di vivere.

Esperienze per noi naturali, come l’abbracciare un amico o prendere un caffè al bar, ci sono state precluse, ed ancora oggi esistono limitazioni.

Abbiamo visto che il Coronavirus è democratico,  e non fa distinzioni: nessuno è immune dalla possibilità di poter essere contagiato e, a sua volta, di poter contagiare. Ovvio che, in mancanza di altre soluzioni, l’unico mezzo per evitare la diffusione del virus è quello della distanza sociale.

Ma, seppur comprensibile come misura, allo stesso tempo è lecito domandarsi: quali sono i risvolti psicologici a breve e a lungo termine?

E come possiamo affrontare al meglio questa nuova
normalità?  Senza vergognarsi di avere necessità di un appoggio psicologico, perchè è la cosa più naturale del mondo chiedere aiuto.