Hai paura di migliorare? allora scappa!

Hai paura di migliorare? Allora scappa!

Affrontare un ciclo di Psiocoterapia indubbiamente ci mette di fronte a noi stessi. Il famoso specchio di noi, che guardiamo con sfida ( talvolta) con paura, o con ammirazione.

Quanndo, dopo i primi approcci, l’esperto inizia a lavorare con te, per aiutarti a superare i blocchi, o i traumi che ti fanno star male, ecco che si innesca la famosa Fuga.

Vi chiedo: Qual è la prima cosa che vi viene naturale fare quando provate paura? Scappare! E quando qualche avvenimento vi tocca nel profondo provocando un dolore molto intenso, sia in senso fisico che morale? Scappare! E quando una situazione è così monotona e ripetitiva da provocare una noia mortale? Scappare!

A ben vedere, la fuga è una delle modalità più ancestrali e più potenti che l’uomo abbia a disposizione per rispondere a un ampio spettro di condizioni di disagio.

Che sia dolore, paura, noia, sconforto, impotenza, senso di inadeguatezza, fatica o, in alcuni casi, persino rabbia ciò che sperimentiamo, la fuga è spesso la prima risposta che ci viene automatico adottare.

Ed in effetti può sicuramente essere efficace, però produce però degli “effetti collaterali”, talvolta più potenti della condizione emotiva che intende estinguere, soprattutto laddove sono in gioco paura e dolore, o, peggio ancora, il loro intreccio.

Ci concentreremo, quest’oggi, su due dei più devastanti “effetti collaterali” dell’evitamento, ben noti ai clinici di qualsiasi formazione: la crescita esponenziale della condizione di disagio di partenza e la minaccia rispetto alla propria autostima.

Porto ad esempio il classico caso dell’esame scolastico. Se evito di affrontare quella prova (e qualsiasi altra) perché il timore che sperimento è troppo intenso, la volta successiva la paura sarà ancora più forte, e l’esame ancora più difficile da affrontare.

E’ una constatazione semplice, direi pressoché universale, e ben nota anche al senso comune.

Tutto ciò che non affronto, per paura o perché troppo doloroso, lo ritroverò, ancor più “potente”, nel prosieguo del mio percorso di vita.

In tanti anni di esperienza potrei parlarvi di diversi casi: un  paziente che alla fine ha perso l’amore di sua moglie perché non ha mai trovato la forza, il coraggio di affrontare ciò che non andava nel loro rapporto. Oppure di chi ha ” mollato” il suo pertcorso introspettivo, perchè troppo era il suo dolore, da cui probabilmente non voleva neppure uscire, con la scusa del costo delle terapie. Quando era ben chiaro che non avrebbero inciso sul suo menàge economico. E potrei continuare.

Chi sceglie, decide, si impone di iniziare un percorso di psicoterapia perchè sta male, perchè ha dentro un macigno che sta diventando troppo pesante, molte volte pensa di avere immediate risposte dalla psicoterapia, diciamo soluzioni veloci, come prendere un’aspirina per il mal di testa.

Non è affatto così.

La strada che inizia è tortuosa, dolorosa, e talvolta lunga. Pensare alla psicoterapia come una caramenlla di menta contro l’alito  cattivo, è un grave errore.

L’evitamento e la fuga, come tutte le modalità comportamentali che abbiamo a disposizione, certamente sono una risorsa perché possono toglierci da situazioni spiacevoli in men che non si dica, ma sono da utilizzare con parsimonia e con la consapevolezza di ciò che si sta facendo,  perché gli “effetti collaterali” dell’evitamento, come per i farmaci più potenti, possono essere più pericolosi dei benefici.

Quello più sottilmente minaccioso sta nelle conseguenze che comporta per l’autostima, ossia per la considerazione che ognuno di noi ha di sé stesso.

Perchè dopo la fuga, c’è un bel respiro di sollievo per aver evitato la sofferenza nell’affrontare le proprie problematiche, ma un minuto dopo c’è la puntuale delusione per aver dimosttrato a noi stessi l’ incapacità di affrontare la nostra difficile situazione (i nostri  cosiddetti demoni), ed è un boomerang su di noi e sulla nostra vita, minando alla base l’idea che abbiamo di noi stessi.

L’animale, a dfifferenza nostra,  scappa e basta, per proseguire con esempi. Una volta che ha salvato la pelle non ci sono “resti” da dover gestire.

Per l’uomo è diverso perché la partita più importante e più difficile della vita – come già osservava Platone – si gioca sul piano del giudizio degli altri (e di conseguenza di sé stessi).

La domanda, alla fine è: Come si possono superare le nostre paure? Superandole.

  © Riproduzione vietata