Cosa ci insegnerà questa pandemia?

Che insegnamenti e che previsioni sui nostri futuri scenari? Oggi è molto complicato dirlo.

Diciamo impossibile, anche conoscere quando si arriverà il cosiddetto picco della pandemia da Coronavirus. Ad oggi non esistono elementi per fare previsioni o avere certezza perchè non lo si conosce.
I modelli matematici esistono, ma sono solo proiezioni. Tracciare grafici realisti, relativi ai contagi, non è possibile perché esistono molti casi asintomatici, comunque infettivi, infetti con sintomi lievi e individui immuni al Covid-19, non conosciuti, e quindi non registrati.

“In questo momento, l’epidemia è ancora in fase di piena espansione. Il picco si calcola sulla base del valore di “R con zero”, che è il “tasso di contagiosità” che per questo virus abbiamo visto sta tra 2,5 e 3, secondo modelli basati su quanto si è già verificato” dicono gli esperti.

Questo valore dipende non solo dalle caratteristiche biologiche del virus, cioè dall’attitudine del virus a diffondersi e dalla durata dell’infezione, ma anche dal numero di contatti di una persona e dal livello di densità della popolazione. Dati diversi e complessi.
E’ indubbiamente un brutto periodo. Non solo dal punto di vista sanitario, pandemico, ma anche dell’individuo stesso, che viene messo a dura prova.

Ed a sua volta, dalla massa che lo circonda. Cioè, la società. Noi tutti.

Se è vero, come è vero, che è nelle situazioni di crisi che emerge la vera natura della nostra società e degli uomini, nel bene come nel male, ben presto ci renderemo conto di che “pasta” siamo fatti. Ci troviamo di fronte ad un fenomeno inedito per le nostre generazioni in Italia. Una situazione generale, di emergenza, di limitazioni, di restringimento del nostro raggio d’azione. Ci si appella continuamente ad un senso civico e si parla di interesse per la comunità. Frasi grandi, di peso. A cui non siamo abituati.

Di fronte ad una minaccia “invisibile”,ma dagli effetti molto visibili, ecco che cambia anche il nostro modo di pensare.

Emozioni, le più svariate, quelle sane e quelle che sfociano nel patologico. Lo vedremo , è sicuramente presto per dirlo, ma è molto interessante osservare già qualche reazione.

Non è la prima volta che troviamo ad affrontare situazioni di emergenza, pensiamo ai terremoti, che hanno causato un numero enorme di morti. Ma è diverso. Il nemico qui lo si vede, lo si conosce. Oggi esistono, in vece, elementi tipici che creano ansia e preoccupazione: “il nemico è invisibile e la durata di questa condizione è imprevedibile”.
Di fronte a questa tipologia di emergenza, e cioè una sconosciuta malattia infettiva, le reazioni delle persone talvolta possono essere la negazione oppure il suo opposto, cioè un’enorme fobia.

La negazione di solito viene messa in atto come meccanismo di difesa. Si innesca quando qualcosa crea dei sentimenti negativi troppo intensi. E poi, ci assale la paura. La fobìa di ammalarsi, di venir contagiati solo dal prendere aria senz aprotezione, o di dover restare chiuso in casa, senza cibo, e quindi morire di fame.

Che, a ben vedere è il timore più ancestrale dell’essere umano, che si è evoluto proprio intorno alla ricerca di cibo e lo accumula, da sempre, in previsione di momenti nei quali il cibo potrebbe non esserci.

Il panico rende più fragili. Bene sapere che la paura mette in allarme il nostro sistema neurovegetativo, che mette sotto stress il nostro sistema immunitario. Bisogna ritrovare la nostra centralità, permettendo così di tutelarci a livello di parasimpatico. Meditazione, musica classica, armonica, libri e film belli, possono aiuare molto. Oppure una bella chiaccherata con qualche esperto.

Poi esiste una delle cose più destrutturanti in questo momento, per alcuni, ed è ciò che riguarda la lontananza fisica. Non ci si incontra più da giorni con amici e parenti, non ci si può toccare, niente baci o abbracci. Si comunica via Skype o Whattsup, giusto per vedersi in faccia.

È qualcosa di molto strano, per gli italiani in particolare, perchè per noi il contatto fisico è importante, diciamo fa parte della vita quotidiana. Del nostro folclore.

Questa condizione, improvvisa e molto particolare, permette di far emergere da un lato la propria capacità di adattamento, e dall’altra, la grande difficoltà nel modulare questa situazione, perchè nè con la mente, nè con il fisico, riusciamo a farlo.

Ecco che, a breve, se non rienterà questa pandemia, vedremo i risultati di questo periodo, che saranno significativi a comprendere sia la reazione individiale che di massa.

 

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