Sport estremi. Perchè?

Parliamo di sport estremi. Spesso, molti di noi, si chiedono: perchè?
Perchè rischiare così tanto la vita, perchè mettere a repentaglio se stessi, attraverso attività al limite, che si potrebbero evitare facendo pur sempre attività fisica diversa. Giusto?
Praticare sport estremi, per alcuni soggetti, serve a rinforzare il proprio senso di agency ( e vi spiegherò di cosa si tratta*)  ed a regolare le emozioni.

Ovvio che, in seguito a ciò, si sviluppi una vera dipendenza da questo tipo di attività.
Sport estremi come il free climbing, l’alpinismo, lo sci o snowboard estremo, sono frequentemente definiti come sport nei quali è probabile il verificarsi di un “errore di calcolo” o incidente mortale.
Alcune attività come queste, dette ad alto rischio, possono avere una funzione compensatoria per le persone. Ricerche hanno suggerito che persone che praticano sport estremi possono intenzionalmente cercare situazioni di caos, stress, pericolo in modo da dimostrare il loro senso agency e di controllo emotivo.
Cioè, in pratica: Io sono. Io sono forte. Io posso. Io controllo.

*Il concetto di agency, è diverso dall’autostima. L’autostima, è un modo di sentirsi, si ricollega a un principio interno.  L’autostima implica giudizi di valore personale (legati alla sfera dell’Essere), mentre l’autoefficacia riguarda la capacità personale (legata alla sfera del Fare).

L’agency è più una sensazione di efficacia a poter influire sull’ambiente circostante, quando l’ambiente è sordo a qualsiasi richiesta venga prodotta da un individuo e nello specifico da un bambino in formazione, e si riproduce la stessa  situazione, dell’esperimento della rana, che dentro una pentola, dove viene gradatamente scaldata l’acqua, finisce per morire bollita, perché si abitua al calore dell’acqua, via via, sempre più calda e quando questa, comincia a bollire, non ha più la forza per poter uscire e salvarsi la vita.

Secondo la teoria socio-cognitiva, l’agentività (agency) è la facoltà umana di far accadere le cose, di “incidere” sulla realtà, mettendo in atto un vero e proprio intervento. Se noi non credessimo fermamente di poter cambiare la nostra realtà, cioè di poter compiere azioni che causano effetti e risultati, forse non agiremmo!

Quante volte ci capita o ci è capitato di non sentirci all’altezza, di sentire di non essere adeguati per un determinato compito o in un determinato ruolo/lavoro?  Soltanto se l’attività rientra in qualche modo nella nostra sfera valoriale personale (cioè di misurazione del nostro Valore) sarà “intaccata” in qualche modo anche la nostra autostima, oltre ad avere avuto la sensazione di un basso livello di efficacia.

Inoltre, il senso di autoefficacia è direttamente legato alla qualità della prestazione, grazie all’impegno e alla costanza che derivano dalla fiducia di potercela fare.

Tuttavia  le ricerche hanno visto come questi sportivi possano sviluppare una dipendenza dalle attività estreme.

Il termine dipendenza è spesso collegato a dipendenze da sostanze, alcool, droghe, o tabacco, ma attività come il gioco d’azzardo, lo shopping, l’uso di internet e l’esercizio fisico possono diventare anch’esse fonte di dipendenza.

Gli sport estremi, cosa sono? La risposta al bisogno dell’uomo di superare i propri limiti e spingersi oltre i confini delle proprie possibilità: la maggior parte di questi si svolge in situazioni pericolose in cui si rischia anche di mettere a repentaglio la propria vita. Chi gioca con l’estremo, chi sfida i propri limiti, è alla ricerca di successi personali sempre più esclusivi.

Ma le motivazioni che spingono verso sport estremi non sono solo di tipo psicologico, perchè c’è anche l’aspetto organico, fisico. Infatti, come tutti gli sport del resto, tali pratiche regalano incredibili sensazioni di benessere fisico: l’organismo libera endorfine, delle sostanze che funzionano come morfina naturale.

Inoltre, quando si provano forti emozioni scatta l’adrenalina: si tratta di un neurotrasmettitore che attiva istinti di fuga e difesa, che appartengono alla parte più antica dell’essere umano.
Ma da non dimenticare mai, quando si praticano sport estremi, è di non abbandonarsi completamente alle sensazioni perché sarebbe un grande errore.

Serve mantenere i nervi saldi ed essere consapevoli dei rischi in cui si incorre, e non è da sottovalutare, ovviamente la costanza e la preparazione, indispensabili per evitare situazioni pericolose per se stessi e gli altri.

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